ABBAZIA S. BARTOLOMEO A CARPINETO DELLA NORA
La suggestiva Abbazia di S. Bartolomeo, eretta in prossimità del luogo dove sorgevano i decem pagi italico-romani, fu fondata nel 962 da Berardo, conte del Comitato pennese e fratello di Gaidolfo, vescovo di Penne.
La storia del complesso e documentata nella preziosa Chronica Monasterii S. Bartholomei de Carpineto, la cui narrazione giunge fino al 1193: in essa si apprende che il complesso sorse in osservanza di un voto, in virtù del quale Berardo, ormai infermo, fece erigere il monastero in onore di S. Bartolomeo, apostolo nel territorio della Contea di Penne, per riparare ai peccati commessi.
La stessa Chronica registra i numerosi privilegi elargiti alla chiesa dai re normanni Guglielmo I e Guglielmo II e poi dagli imperatori Enrico IV e Federico II, nell’arco di tempo in cui il complesso abbaziale ebbe il suo periodo di maggior splendore. La decadenza comincio alia meta del XIII secolo, quando, dopo la caduta di Manfredi nella battaglia di Benevento contro Carlo d’Angiò, i diritti feudali dell’abbazia di S. Bartolomeo furono ceduti al vicino complesso di S. Maria di Civitella Casanova.
L’abbazia di Carpineto divenne cosi dipendente da un altro monastero, che subì un profondo processo di decadenza nel XV secolo. Dopo l’abbandono da parte dei monaci le Strutture architettoniche furono profondamente compromesse e del complesso rimase solo la chiesa, che tuttavia lascia ancor oggi intendere quale dovesse essere la grandiosità della Badia nel medioevo.
Il tempio attuale non corrisponde all’originaria fondazione del X secolo, bensì alla radicale ricostruzione effettuata nel XII ed ai profondi rimaneggiamenti del XIII secolo, durante i quali furono introdotti alcuni caratteri architettonici, peculiari delle forme regionali, applicati all’insegna di una sapiente commistione di elementi prettamente romanici e di stilemi borgognoni.
L’uso composito di espedienti costruttivi si nota già sulla facciata, il cui elemento distintivo è il monumentale portico, composto da arcate a tutto sesto e archiacute. Una delle principali caratteristiche della Badia e proprio l’applicazione sapiente dell’arte dei maestri benedettini, alleggerita da inserimenti strutturali propri dell’arte gotica.
Il tempio consiste in un corpo basilicale a tre navate con un accenno di transetto appena sporgente, concluso da un’abside rettangolare poco profonda. La tipologia complessiva della chiesa è chiaramente improntata a quella di S. Clemente a Casauria; la forma della zona presbiteriale richiama invece quella di S. Maria d’Arabona a Manoppello.
Le navate sono ritmate da due teorie di arcate a tutto sesto poggianti su poderosi pilastri e convergenti verso tre monumentali archi a sesto acuto, attraverso i quali si accede al transetto, rialzato, dove e situato l’altare, le cui sculture, di notevole qualità, testimoniano uno degli aspetti più vivaci e preziosi dell’arte abruzzese; anche il portale, sotteso da raffinati girali convergenti verso l’Agnus Dei, rappresenta una presenza significativa nell’apparato decorativo della chiesa.
Al cantiere casauriense rimanda la scarna decorazione plastica delle pilastrature absidali, ancora una volta con l’aggiunta di elementi di derivazione borgognona. Due scalette poste in fondo alle navate laterali conducono alla cripta.
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Approfondimenti bibliografici
- AA. VV., L’Abruzzo nel Medioevo, Pescara 2004
- P. Favole, Abruzzo e Molise, Vol. XI di Italia Romanica, Milano 1990
- I.C. Gavini, Storia dell’Architettura in Abruzzo, II vol., Milano 1927
- M. Moretti, Architettura Medievale in Abruzzo, Roma 1971
Come raggiungere l’Abbazia: