SAN CLEMENTE A CASAURIA
L’Abruzzo è ricco di gioielli archeologici e architettonici, di diverse epoche e culture. Uno di questi è l’Abbazia di San Clemente a Casauria, in provincia di Pescara.
Posizionata nell’alta valle del fiume Pescara, sorge una delle strutture chiesastiche più emblematiche della tradizione romanica in Abruzzo, destinata ad esercitare la sua influenza per un vasto raggio d’azione.
La sua storia è contrassegnata, come spesso accade in questi cenobi benedettini, da alterne vicende: fasi di decadenza e periodi di floridezza economica, devastazioni e restauri, ne hanno modellato l’immagine, lasciandoci un manufatto di una certa complessità per il compenetrarsi e il sovrapporsi di strutture architettoniche elaborate in tempi diversi
Secondo la testimonianza del Chronicon Casauriense, la raccolta di cronache riguardanti ‘abbazia, il complesso monastico venne fondato nell’871 da Ludovico II, pronipote di Carlo Magno, come ex voto per la sua liberazione dalla prigionia nel Ducato di Benevento.
La località prescelta, nei pressi del centro romano di Interpromium, era a quei tempi delimitata come un’isola da due rami del fiume Pescara e il suo nome, “casa-aurea” o “casa-Urii” (da Urios = Giove), potrebbe confermare l’esistenza sul posto di un antico tempio pagano.
Dedicato in origine alla SS. Trinità, il cenobio casauriense venne intitolato nell’872 a S. Clemente in occasione del trasporto delle reliquie del Santo nella cripta della basilica, che forse proprio per la sacralità della sua destinazione, resta tuttora l’unica testimonianza pervenutaci dell’edificio originario.
Il saccheggio attuato dai Saraceni nel 920 e la devastazione del 1078 da parte del conte normanno di Manoppello Ugo di Malmozzetto, resero infatti necessari radicali restauri della chiesa, riconsacrata nel 1105 dall’Abate Grimaldo.
Nel 1152 l’Abate Leonate diede inizio ad una grandiosa trasformazione del complesso, ricorrendo all’aiuto di maestranze d’alto livello tecnico e culturale. La monumentale opera di ristrutturazione proseguì con la medesima comunità d’intenti sotto l’Abate successore, Ioele.
I secoli seguenti videro la progressiva decadenza del cenobio benedettino, non soltanto per cause naturali (ad esempio, per il terremoto del 1348), ma soprattutto a motivo dell’incuria in cui venne abbandonata l’abbazia.
L’edificio è stato ripristinato, secondo i discutibili moderni metodi di restauro, nei primi decenni del XX secolo sotto la guida di Carlo Ignazio Gavini e, successivamente. alla fine degli anni ’60.
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Approfondimenti bibliografici
- AA. VV., L’Abruzzo nel Medioevo, Pescara 2004
- G. Curzi, Figure di pergamena, di pietra e di bonzo, in G. curzi, F. Manzari, F. Tentarelli, A. Tomei (a cura di). Illuminare l’Abruzzo, Pescara 2012
- G. Curzi, Terra e potere. La porta bronzea di San Clemente a Casauria e il suo contesto, in Art History – the Future is Now. Studies in Honor of Professor Vladimir Peter Goss, Rijeka 2012
- P. Favole, Abruzzo e Molise, Vol. XI di Italia Romanica, Milano 1990
- I.C. Gavini, Storia dell’Architettura in Abruzzo, II vol., Milano 1927
- M. Moretti, Architettura Medievale in Abruzzo, Roma 1971
Come raggiungere il monumento: