TAVERNA DUCALE, POPOLI

La cosiddetta Taverna Ducale era, in origine, un edificio destinato al con­trollo dei mercanti, in funzione del pagamento dei dazi ed alla raccolta delle decime destinate al feudatario.

Si comprende allora perché il suo impianto tipologico è quello di una tipica casa-bottega in cui, al piano terra, vi è un unico grande vano e, al piano superiore, alcune stanze destinate forse, originariamen­te, ad uffici ed a residenza dei custodi. Il motivo di maggior interesse della fab­brica è però senz’altro offerto dalla facciata in cui, oltre ad una particolare deco­razione, troviamo un grande portale ad arco acuto che dà accesso al pianterreno fiancheggiato da una porta mi­nore, situata ad una certa altez­za (e perciò già preceduta dalla caratteristica breve scalinata in pietra esterna) e ad arco ribas­sato.

A somiglianza di quanto avviene nel cortile del più tardo Palazzetto Sardi di Sulmona, anche qui, per raggiungere la stessa altezza, e quindi per la­sciare adeguato spazio agli stem­mi reali, dei Cantelmo e delle fa­miglie ad essi imparentate alli­neati al di sopra, vengono im­piegati separatamente, scam­biandoli però rispetto all’am­piezza delle aperture, i due ar­chi che contraddistinguono lo schema dei portali visti a Siena e a Napoli.

La datazione della Ta­verna, riferibile, probabilmente, agli anni 1373-77, conferma ancora come soltanto nella fase durazzesca dell’età angioina si affermasse pienamente l’uso del portale ad arco ribassato, del quale dovette solo allora comprendersi il van­taggio offerto per realizzare un’ampia e comoda apertura. Parrebbe, quindi, quasi superfluo ag­giungere che un arco acuto usa­to anche per l’apertura minore dell’edificio popolese ne avrebbe assai limitato la praticità.

Notevoli i particolari decorativi, stemmi e bassorilievi che costituiscono gli ornamenti della Taverna Ducale; non si può fare a meno di considerare come almeno davanti ad essa, anche nel secolo successivo, dovettero transitare, e forse sosta­re, illustri personaggi del mondo politico, militare, mercantile e culturale ma, con il successivo declino della via degli Abruzzi, anche nel campo architettonico la regione, per circa due secoli, avrebbe perso d’importanza.

 

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Approfondimenti bibliografici

  • AA. VV., L’Abruzzo nel Medioevo, Pescara 2004
  • I.C. Gavini, Storia dell’Architettura in Abruzzo, II vol., Milano 1927
  • M. Moretti, Architettura Medievale in Abruzzo, Roma 1971

 

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